21.12.09

In morte dell’ayatollah Montazeri, il padre del movimento riformista iraniano

Morte al dittatore“, “Oggi è il giorno del lutto”, “Montazeri non è morto, lo è il governo”: sono questi gli slogan che si sono sentiti nelle prime ore della mattinata in occasione dei funerali del grande ayatollah Montazerisepolto nel mausoleo di Masumeh Zahra (la sorella dell’ottavo Imam dello sciismo duodecimano il cui mausoleo si trova a Mashhad) nella città santa di Qum.

Come previsto, l’occasione è diventata pretesto per contestare il governo e la macchina della repressione si è messa subito in moto: molti oppositori sono stati fermati mentre si recavano al funerale e le milizie di Ansar-e
Hezbollah
si sono infiltrate nella folla, tentando di interrompere la cerimonia e causando tafferugli.

Tra le persone arrestate ci sono Ahmad Qabel, un religioso allievo di Montazeri residente nella città santa di Mashhad, ma a finire in manette sono stati anche gli attivisti Mahnaz Mohammadi e Kuhiar Qabel, e il giornalista Ahmad Nurizad.

Il leader del movimento verde Mousavi si è recato ai funerali a cui dovrebbe aver partecipato anche Karrubi, l’altro leader dell’opposizione, mentre non è chiaro se ci sono andati Rafsanjani e l’ex presidente Khatami.

Terminate le esequie di Montazeri, l’opposizione avrà altre due occasioni per protestare: il 27 dicembre per le celebrazioni dell’Ashura con cui gli sciiti ricordano il massacro dell’Imam Hossein a Kerbela nel 680 d.C., e 40 giorni dopo la morte del grande ayatollah Montazeri, amato dagli iraniani perché marja-e taqliq (fonte di emulazione, massima carica dell’Islam sciita) e per il suo coraggio.

Montazeri ha passato buona parte della sua vita all’opposizione: nel 1963 prese posizione contro lo scià
Muhammad Reza Pahlavi e quando il suo maestro Khomeini fu costretto all’esilio ne fece le veci in patria
raccogliendo i fondi necessari per rovesciare la monarchia. Nel 1979, al momento della vittoria dei
rivoluzionari, divenne presidente dell’Assemblea degli Esperti che nel 1985 lo scelse come futura Guida.

Ma nel 1989, pochi mesi prima della morte dell’Ayatollah Khomeini avvenuta il 3 giugno, Montazeri fu messo a margine dal suo stesso maestro per una serie di motivi: era troppo vicino alla sinistra, aveva nemici potenti (Rafsanjani, oggi terza carica dello Stato, e Ali Khamenei, attualmente Leader supremo) e aveva osato criticare sia il prolungarsi della guerra contro l’Iraq sia le esecuzioni di massa degli oppositori.

L’Ayatollah Khomeini ordinò di togliere le immagini di Montazeri dalle pareti ma non poté cancellare la stima che gli iraniani provavano per quello che era stato il suo delfino. Per anni Montazeri rimase in disparte, nella sua casa nella città santa di Qum. Nel 1997 osò criticare il Leader supremo Ali Khamenei perché “non sufficientemente competente nelle questioni teologiche”. Dopotutto, Khamenei era stato promosso ayatollah senza aver terminato gli studi in seminario.

La reazione del Leader supremo fu durissima e Montazeri fu condannato agli arresti domiciliari.
Montazeri ha poi continuato a criticare Khamenei e il presidente Ahmadinejad e in occasione delle recenti
proteste di giugno li ha accusati di aver trasformato il velayat-e faqih(governo del clero) in velayat-e nezami (governo dei militari). In una fatwa (decreto religioso) sollecitata dal suo allievo Mohsen Kadivar, Montazeri ha invitato il clero a prendere posizione ricordando come “Dio abbia chiesto ai sapienti, e in particolare ai sapienti di religione, di non restare in silenzio di fronte ai soprusi. Perché è nella tradizione degli Imam infallibili lottare contro le ingiustizie”.


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